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GLI EFFETTI NEGATIVI DELLA TV SUI BAMBINI

La diffusione della televisione ha gradualmente trasformato le abitudini di molte persone. Questo strumento d’informazione di massa si è guadagnato un posto di primo piano tra le attività quotidiane, uno spazio che qualche volta finisce per trasformare l’uso in abuso da parte di chi ne usufruisce per intere giornate, lasciando poco spazio ad un atteggiamento critico di fronte ai contenuti ricevuti. Ci sono indicatori qualitativi e quantitativi importanti per comprendere se l’uso del mezzo televisivo è eccessivo e rischia di sfociare in una vera e propria “dipendenza”.I principali segni sono: trascorrere davanti alla televisione un tempo superiore alle 2-3 ore al giorno; provare una certa euforia durante la visione delle immagini televisive; mostrare una sorta di “crisi di astinenza” con nervosismo e irritabilità nel momento in cui non sia possibile guardare la televisore; riduzione drastica delle attività di svago alternative alla visione della TV; rarefazione dei rapporti sociali; appiattimento delle capacità critiche nei confronti dei programmi televisivi; desiderio forte di acquistare i prodotti pubblicizzati attraverso il mezzo televisivo; confusione tra la realtà e la finzione televisiva, con accettazione di quanto presentato in TV come realtà assoluta. La TV si è gradualmente trasformata da strumento d’informazione e intrattenimento nel tempo libero, in vero e proprio educatore di bambini al punto da rappresentare spesso una “compagnia virtuale”, talvolta preferita in parte o in tutto a quella reale. Inoltre, ha cominciato a produrre modelli di vita che sono diventati sempre più esempi da interiorizzare e imitare. La TV è uno strumento che ha un’incredibile influenza sulle persone, soprattutto sui bambini Quanto la TV sia in grado di influenzare i bambini dipende da due fattori: il tempo di esposizione e i contenuti trasmessi; in genere, quanto maggiore è l’esposizione dello spettatore ai programmi televisivi, tanto maggiore è l’influenza esercitata dal mezzo; la natura (cioè, se positiva o negativa) dell’influenza è determinata dai contenuti.Negli Stati Uniti è stato stimato che in media un bambino guarda la TV per 4-5 ore al giorno, durante i giorni feriali, e per 7-9 ore nel fine settimana. Gli esperti raccomandano che il bambino al di sopra dei 2 anni non guardi la TV per più di 1-2 ore al giorno Non bisogna dimenticare che i bambini si accostano alla TV e la guardano con motivazioni diverse da quelle degli adulti. Il bambino guarda la TV perché cerca di capire il mondo, ma la TV non è sempre il mezzo più adatto; i bambini di età inferiore ai 3 anni, per esempio, non sono ancora in grado di discernere la realtà dalla finzione.Lasciar guardare per lungo tempo e liberamente la TV ai bambini può produrre alcuni “effetti indesiderati”; per esempio, si è visto che i bambini che guardano la TV per un tempo superiore alle 4 ore al giorno: tendono a trascurare altre attività più importanti per il loro sviluppo come la lettura, il gioco con i pari, lo studio, lo sport ecc.; sono esposti ad apprendere comportamenti rischiosi e poco adatti alla loro età quali la violenza, il fumo, l’abuso di sostanze stupefacenti, i rapporti sessuali prematuri, ecc.; tendono ad essere obesi (il bambino quando guarda la TV è inattivo e tende a fare spuntini con cibi calorici e di scarso valore nutrizionale, spesso proprio quelli che appaiono nelle comunicazioni pubblicitarie); tendono ad avere una ridotta curiosità e voglia di esplorare, perché guardare la TV richiede una partecipazione passiva. Secondo l’Accademia Americana di Pediatria i bambini che guardano per tante ore la TV sono esposti a circa 40.000 messaggi pubblicitari ogni anno.Il bambino prima dei 7 anni non è ancora in grado di capire lo scopo delle pubblicità (cioè, vendere il prodotto), soprattutto se si sta promovendo un prodotto a lui gradito; perciò, il potere di suggestione degli spot pubblicitari sui bambini molto piccoli è elevato. Tuttavia, questo potere può essere facilmente ridimensionato dall’intervento dei genitori. Loro possono far comprendere al bambino che cosa è uno spot, qual è il suo fine e frenare il meccanismo indotto del desiderio di possesso. Secondo le stime dell’Associazione degli Psicologi Americani, ogni bambino americano al completamento delle scuole elementari ha assistito a circa 8.000 omicidi e circa 100.000 atti violenti. Infatti, secondo Murray, professore di psicologia dello sviluppo, vengono trasmessi circa 5 atti violenti in un’ora nel corso dei programmi di prima serata e circa 20-25 scene violente ogni ora durante i programmi per bambini in onda il sabato mattina, quando molti di loro non vanno a scuola.Scene violente vengono trasmesse a qualsiasi ora del giorno in una varietà di programmi televisivi come cartoni animati, pubblicità, soap-opera, ecc., rivolti ad un vasto pubblico di piccoli e giovani. L’Associazione degli Psicologi Americani ha identificato alcune delle conseguenze che l’assistere alla violenza in TV può determinare sui bambini. In particolare si è visto che quando il tempo di esposizione alla TV è eccessivo i bambini: diventano meno sensibili e meno attenti alle esigenze e ai problemi degli altri; diventano iperattivi e distratti; diventano aggressivi nei confronti dei loro coetanei, imitando i comportamenti violenti appresi dalla TV, e considerano la violenza come unico modo, divertente ed efficace, per ottenere ciò che si vuole e per risolvere le controversie; i bambini emotivamente più sensibili rimangono traumatizzati a lungo dalle scene violente che vedono in TV, rischiando di avere seri problemi durante il loro sviluppo. Oggi molti bambini hanno problemi personali e uno dei motivi è che trascorrono una parte eccessiva del loro tempo libero a guardare una televisione non adatta a loro Molte persone ritengono che sia ormai necessario limitare il potere di condizionamento culturale della TV. Ad esempio, Karl Popper, famoso filosofo austriaco che si è occupato a lungo del tema “TV e libertà”, pensava alla creazione di un apposito “Istituto per la Televisione” con il compito specifico di preparare in modo adeguato gli operatori della TV, rendendoli pienamente consapevoli dell’importanza del loro ruolo. In Italia qualche passo nella direzione giusta è stato fatto di recente con la messa a punto di un “Codice di Autoregolamentazione TV e Minori” a cui hanno aderito le principali aziende televisive nazionali. Alcuni dei principi sanciti dal codice di autoregolamentazione prevedono: il miglioramento della qualità delle trasmissioni televisive destinate ai bambini; un’attiva collaborazione col sistema scolastico per educare i bambini ad una corretta e adeguata alfabetizzazione televisiva; una maggiore sensibilizzazione del pubblico a particolari problemi come quello dell’handicap, del disadattamento sociale ecc., in maniera tale da aiutare e non ferire le esigenze dei bambini che si trovano in queste situazioni.

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